Agur, Bilbao
🇮🇹 Tutto è nato da un’idea improvvisa in aula. Non ricordo quale fosse la lezione né l’insegnante. Era una di quelle poche volte nel mio secondo anno accademico in cui ho potuto condividere lo spazio universitario con i miei amici, senza restrizioni né lockdown di ogni tipo. Perché no, diamo un’occhiata a questo bando per l’Erasmus.
Spagna: era quella la mia scelta, senza alcun dubbio. E quindi via di Cordoba e Barcellona, con un’altra opzione nel mezzo che non mi convinceva tantissimo. Fa freddo sull’Oceano, e poi il basco è incomprensibile, mi dicevo. Però non si sa mai… tanto vale scrivere anche “Bilbao”. Mi hanno preso.
Passa la sessione, l’estate, i mesi senza pensare che avrei lasciato l’Italia per così tanto tempo. Saluto gli amici di sempre, abbraccio la famiglia con la promessa di tornare per il cenone della Vigilia. Parto. Anzi, partiamo: con me c’è Pie, fratello dagli stessi colori. Il viaggio scorre veloce, con una tappa a Montpellier per riposare. E realizzare che tutto sta per iniziare. E poi, effettivamente, prende il via quest’avventura che tutti - tutti - dovrebbero provare almeno una volta nella vita.
Ho imparato a essere autonomo.
Ho imparato a migliorare me stesso, le mie conoscenze, due lingue che ora cerco di padronare e il mio approccio verso il domani.
Ho imparato che puoi trovare una famiglia anche se nessuno condivide alcun DNA, ho trovato fratelli e sorelle da ogni parte del mondo.
Ho imparato che puoi provare dei sentimenti per una persona pur sapendo che, tra qualche mese, non la rivedrai piĂą.
Ho imparato che basta pochissimo, in una cittĂ di cui prima conoscevi solo il nome, per essere felici.
Eskerrik asko, Bilbao. Agur.
🇬🇧 Everything was born from a sudden idea in the classroom. I don’t remember what the lesson was nor the teacher. It was one of those few times in my second academic year where I could share college space with my friends, without restrictions or lockdowns of any kind. Why not, let’s take a look at this Erasmus call.
Spain: that was my choice, no doubt. And so all eyes on Cordoba and Barcelona, with another option in between that did not convince me very much. It’s cold on the ocean, and then the basque is incomprehensible, I said to myself. But you never know… you might as well write “Bilbao”. I’ve been chosen.
And here goes the exam session, the summer, the months without thinking that I would leave Italy for so long. I greet the friends of always, I embrace the family with the promise to return for the Christmas Eve dinner. I leave. Well, we leave: with me there is Pie, brother with the same colors. The journey runs fast, with a stop in Montpellier to rest. And realize that everything is about to begin. And then, indeed, starts this adventure that everyone - everyone - should try at least once in a lifetime.
I learned to be autonomous.
I learned to improve myself, my knowledge, two languages that I now try to master and my approach towards tomorrow.
I learned that you can find a family even if no one shares any DNA, I found brothers and sisters from all over the world.
I learned that you can have feelings for someone even though you know that in a few months you’ll probably never see her again.
I learned that it takes very little, in a city of which you previously knew only the name, to be happy.
Eskerrik asko, Bilbao. Agur.
Pietro, Alberto, Piergennaro, Brando, Claudio, Francesco, Federico, Ludovica, Eleonora, Lara, Elisa, Alessandro, Nicola, Lorenzo, Flaminia, Ludovica, Francesca, Eugenia, Lorenzo, Emanuele, Dariela, Camilla, Giacomo, Anna, Lisa, Lucrezia, Alessia, Andrea. Pietro. Vi voglio bene.
Maïté, Samia, Charlotte. Je vous aime.
Igor, Alex, Alazne, Sara, Alicia, Javier, Leire, Malena. Os quiero.
Martijn, Damian, Jo, Sven, Yassir, Yaren, Eva, Amber, Anna, Priscilla, Anton, Ben, Anton, William, Laura, Roos, Timo, Reda, Teresa, Oscar, Ward, Bubu, Jana, Panos, LoĂŻc, Martin, Claire, Nieke. Eden. I love you.