Mamma si ascolta sempre, Chora pure
Sono stato uno dei tanti migliaia - milioni, probabilmente - di ascoltatori di “Veleno”, il podcast di Repubblica curato da Pablo Trincia, che racconta di una tragica vicenda di fine anni ’90 che lega pedofilia e satanismo. Quando è stata prodotta anche la serie su Amazon Prime Video, non me la sono persa. Non conoscevo il background di Trincia, non lo avevo mai sentito nominare, ma mi sono appassionato al suo modo puntuale e talvolta cinico di raccontare le cose, senza tralasciare il benché minimo dei dettagli. Quando a metà dicembre 2021 ha annunciato “Il Dito di Dio”, il suo nuovo progetto sul naufragio della Costa Concordia, non ho potuto resistere. Seguo, ascolto, cresco.
Quando è successo il fattaccio, il me 11enne cercava di seguire il più possibile la vicenda, bombardata in televisione dalla mattina alla sera. Ciò che so - o sapevo, prima di ascoltare le nove puntate del podcast - è che ricordo di averne tratto solo una visione parziale, per forza di cose. Il nuovo lavoro di Pablo Trincia, invece, ti porta dentro le cabine senza luce, negli spazi comuni stracolmi prima di paura e incertezza negli attimi della tragedia e poi d’acqua salata; ti porta nell’intimità dei parenti delle vittime e di chi è sopravvissuto, ti trascina nel ponte di comando, dove in quegli istanti ha regnato l’incapacità di gestire un dramma di tale portata. Ti aiuta a comprendere la storia, i suoi risvolti e buona parte delle trame che si legano ad essa.
Non ho detto in precedenza che il progetto è curato da Chora Media, una Narnia del podcasting italiano nata nel 2020, in cui si può accedere con uno strumento ben più comodo ma forse meno affascinante di un armadio: le nostre orecchie. Siamo - qualsiasi studente di comunicazione (e non solo) potrà concordare con me - ormai da diverso tempo la società dell’ascolto, con buona pace del defunto Clubhouse, e tutti i cassetti che si aprono nell’inventario di questo inedito attore nel mondo delle produzioni audio nostrane hanno un denominatore comune: sono fatti tremendamente bene. E così dalla tragedia della Costa Concordia mi sono ritrovato a lottare in tagliafuori per prendere “Rimbalzi” con Angelo Carotenuto, cerco di imparare qualcosa dal futuro del nostro “Bello Mondo” grazie a Federico Taddia ed Elisa Palazzi - piccolo momento spam per “Mappe”, la newsletter sull’ambiente del mio amico Andrea Codega -, e infine guardo tutti i giorni delle “Stories” senza aprire Instagram, con Cecilia Sala - a proposito, l’avete ascoltato “Polvere”, vero? - e la sua enciclopedia dagli esteri.
Insomma, Chora è - sempre per rimanere al passo con i tempi - la playlist eterogenea che decidete di creare per soddisfare i gusti di qualsiasi passeggero possa capitare sui sedili della vostra macchina. Ma l’ascolto dei loro prodotti, al contrario della hit estiva che fa contenta l’amica amante del reggaeton, è consapevole e arricchente, senza nulla togliere a J Balvin e compagnia. Il catalogo è ricco e curato, stracolmo di podcast lunghi e brevi, che trattano professionalmente di tanti temi diversi uno dall’altro.
E adesso vi lascio. Mattarella ha fatto in tempo a riportare gli scatoloni del trasloco al Colle, ma io devo ancora recuperare “Romanzo Quirinale”.